Il modo migliore per cercare di spiegare che cosa si intenda per vino biologico (o vino BIO) è innanzitutto partire dal concetto di agricoltura biologica che fu per la prima volta narrato nel 1940 dall’Inglese Sir Howard nel libro “i diritti della terra”, dove vennero descritte una serie di pratiche agricole (come il compostaggio e la fertilizzazione organica, usate dagli agricoltori indiani all’inizio del ventesimo secolo) da adottarsi, per far fronte alla perdita di fertilità dei suoli, nelle coltivazioni e nell’allevamento intensivo, che già mostravano le loro conseguenze disastrose.
Ispirandosi a scritti come questo e a tutti quelli prodotti nel secolo successivo da altri studiosi e agricoltori illuminati come Howard, sono cominciate a nascere anche nel settore dell’agricoltura vitivinicola molti dibattiti tra esperti, associazioni di categoria ed enologi su come attribuire le definizioni (e i significati) ai vari tipi di vini prodotti secondo tecniche differenti. In Europa ed in Italia in particolare, tutti ormai chiedevano a gran voce un intervento dei legislatori per porre fine ad una ‘battaglia terminologica’ che rischiava di confondere le idee dei consumatori.
Dopo un primo regolamento Europeo che normava le pratiche di agricoltura biologica e che quindi si limitava a certificare il “solo lavoro in vigna” e permetteva al produttore di Vino di poter fregiarsi sulla etichetta della Bottiglia solo della dicitura “Vino Prodotto da Agricoltura Biologica”, nel 2012 venne stilato il Regolamento Europeo 203/2012 che permetteva di definire il VINO BIOLOGICO: “Il vino biologico è un vino ottenuto da uve coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica, che tipicamente esclude l’uso di fertilizzanti chimici artificiali, pesticidi, fungicidi ed erbicidi”.
Sembra forse una differenza da poco, ma questo regolamento ha permesso tra le altre cose di poter apporre sull’etichetta del vino oltra alla dicitura sopra detta, il famoso logo che rappresenta l’Eurofoglia, il simbolo Europeo che contraddistingue tutti i prodotti biologici, tra cui il vino. Per i produttori vitivinicoli è previsto un periodo di conversione dall’agricoltura tradizionale a quella biologica della durata di 3 anni, passato il quale è possibile usare la definizione “vino biologico” e apporre il logo comunitario in etichetta.
Infine merita citare uno degli aspetti meno tecnici e forse più interessanti per gli amanti del vino e cioè quello relativo alle sostanze ammesse ed in particolare, la vinificazione biologica definisce la quantità massima di solfiti che possono essere presenti nel vino, in misura leggermente inferiore rispetto ai vini tradizionali.